Mauro Condussi e la chiesa di San Michele in Isola


Sappiamo che è di origine lombarda (nato in provincia di Bergamo nel 1440 e morto a Venezia nel 1504), di lui conosciamo diverse architetture, la più famosa architettura è quella di Santa Maria dei Miracoli, che ha un prospetto che denuncia chiaramente l’influsso albertiano sulla architettura di Mauro Codussi; non si conosce nulla a proposito della formazione di questo architetto, forse la sua formazione è toscana, pur essendo di origine lombarda e per questo portava con se un bagaglio di esperienze legate alla praticità del costruire (infatti ancora nella seconda metà del 500 l’architettura lombarda è una architettura che si sviluppa prevalentemente in cantiere, questo quindi è un’elemento fondativo nell’architettura di Codussi) tuttavia l’architetto trae aspirazione dalla architettura fiorentina ed in particolare dell’architettura di Leon Battista Alberti, tanto è vero che le sue architetture a Venezia riflettono sotto alcuni aspetti il carattere dell’architettura albertiana, se la intendiamo come una architettura in cui prevale il disegno.
Di Mauro Codussi è fondamentale conoscere la chiesa di San Michele in Isola; come abbiamo detto si tratta di una architettura che trae aspirazione dal linguaggio albertiano ma la risolve in termini diversi, nel senso che il disegno albertiano viene tradotto in alcuni elementi che denunciano in maniera chiara ed evidente la struttura dell’edificio (infatti questo era un’edificio che già esisteva e l’architetto venne chiamato per ampliarlo). Per la prima volta viene affrontato in questo edificio in maniera evidente (rispetto a quella che è la tradizione costruttiva veneziana) un linguaggio architettonico nuovo, ricordiamo che Venezia ha una tradizione architettonica legata al mondo medioevale (nel senso che il tema dell’architettura è affrontato da un punto di vista prettamente costruttivo, cioè quello che importa è la struttura dell’edificio ed il linguaggio architettonico usato, dal punto di vista formale, è un linguaggio che si basa ancora su elementi di chiara matrice medioevale, gli edifici rispecchiano delle caratteristiche che riallacceremo alla tradizione gotica, come le finestre ad ogiva). 
Pensando a quello che produsse Codussi certamente spiazza perché innanzitutto introduce un’elemento come il marmo (che verrà in seguito molto utilizzato negli edifici religiosi), ma sopratutto introduce il motivo del bugnato disegnato (che vediamo apparire nel primo ordine) e nella risoluzione del secondo ordine, costituito da un’attico con un oculo centrale molto preminente e sopratutto nella soluzione di scegliere per la copertura delle ali anziché la voluta (introdotta da Leon Battista Alberti) delle semplici semicirconferenze, anche questo è un’elemento caratterizzante il suo linguaggio architettonico (presenti in quasi tutti gli edifici religiosi da lui costruiti). 
Non entriamo nel discorso progettuale legato alla ricucitura di ambienti preesistenti che sono dovuti alla necessità di ampliamento della chiesa, ma ci sono degli elementi tipici diversi dal linguaggio veneziano preesistente che caratterizzano l’architettura di Codussi e che verranno poi ripresi nel 500 degli architetti che si succederanno in laguna. Un’elemento caratteristico di San Michele in Isola e che costituisce un precedente per altri edifici religiosi, è dato da una divisione della zona del presbiterio in tre distinte parti, inoltre l’intera parte presbiteriale è rialzata rispetto al resto della chiesa; in questo caso diremmo che l’edificio si presenta con una pianta ad aula (infatti le navate sono appena accennate dalla presenza di quattro colonne). Importante per la tradizione architettonica religiosa e veneziana sarà l’introduzione di un’elemento architettonico nuovo, chiamato barco, ossia una traversa marmorea che si colloca a circa due terzi della lunghezza della navata e separa la zona in cui si assiste alla celebrazione della messa da una zona antistante che può assume il ruolo di nartece (ovvero un’elemento architettonico che comparirà nell’architettura tardo antica, che costituisce una sorta di filtro tra l’esterno e l’interno), che aveva la funzione di ospitare coloro che non erano ancora battezzati. 
L’interno richiama l’architettura brunellechiana perché gli elementi strutturali sono tutti evidenziati con un materiale diverso rispetto al materiale utilizzato per le parti di riempimento; il riferimento all’architettura brunelleschiana lo si riscontra in particolare nella realizzazione dei capitelli dal punto di vista delle proporzioni (quindi sono capitelli che rispettano le stesse proporzioni rispetto allo sviluppo della colonna del capitello brunelleschiano), ma il riferimento lo si trova anche nel capitelli pensili (o peducci) dove si trova il dado brunellechiano che si va ad inserire sul capitello (quindi è chiaramente andato a Firenze). 
Il barco (che come abbiamo detto è una specie di traversa marmorea decorata architettonicamente, con il linguaggio dell’arco inquadrato dall’ordine) diventerà un’elemento caratterizzante la chiese veneziane del 500; un’elemento che in questo caso si interpone nella struttura della chiesa (si tratta di un primo esempio non del tutto risolto), sembra il barco collocato in una struttura che c’era prima mentre in realtà nascono contemporaneamente. 
In conclusione Mauro Codussi è importante perché per la prima volta introduce a Venezia il linguaggio figurativo rinascimentale (che ha origine diretta dalla Toscana), l’architetto realizzerà prevalentemente edifici religiosi, al lui si deve il disegno delle cosiddette “procuratie vecchie” (sede delle vecchie magistrature cittadine), un’edificio molto importante che sorge nella piazza di San Marco e che sarà oggetto di restauro da parte di Jacopo Sansovino.

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