Tempietto in San Pietro in Montorio (1502/1508-1509)



Il tempietto di San Pietro in Montorio è il primo edificio classico costruito a Roma, Bramante lavorò anche a progetti più grandi e di maggior rilievo, ma che vennero completati solo diversi secoli dopo; per questo il tempietto è uno dei pochi in grado di poter dare un’idea dell’opera di Bramante, tanto che lo stesso Palladio lo inserisce nel libro quarto delle sua opera (quello dedicato esclusivamente ai templi antichi).
Questo tempietto è stato costruito all'interno di un chiostro della famosa chiesa di S. Pietro in Montorio, l’edificio fu fondato dal re di Spagna ed è attualmente proprietà della corona spagnola e sorge sull'area che si dice essere stata luogo del martirio di San Pietro. Già introdotto nella corte di papa Giulio II Donato Bramante ottiene anche questa commessa, ossia la realizzazione di un tempio simbolico da costruirsi su quello che appunto si riteneva essere il luogo del martirio di San Pietro. Rispettando quelle che sono le tradizioni dell'antico Donato Bramante decide che la forma circolare era la forma che meglio potessero rappresentare questo luogo ed immagina oltre alla costruzione di questo tempietto commemorativo anche una nuova organizzazione spaziale del cortile, in quanto l'architetto pensava alla realizzazione di un cortile circolare caratterizzato da un porticato semicircolare ed aperto (in realtà alla fine venne realizzato uno spazio rettangolare che in parte lo sacrifica). L’idea di una rotonda, in se, non è del tutto nuova (esistevano altri edifici circolari nel 400), ma il tempietto è il primo edificio del Rinascimento in cui la cella è circondata da un colonnato che sostiene un’architrave (alla maniera antica, dove gli intercolumni sono tutti uguali). La scelta della forma circolare derivante dallo studio dell'antichità romana, il riferimento per eccellenza è stato individuato nel tempio di Portuno ad Ostia, un edificio pianta circolare che si articola essenzialmente in tre parti architettoniche definite: una cripta, una cella e poi la copertura, esattamente in questo modo si articola il tempietto di San Pietro in Montorio.
Il linguaggio formale e strutturale del tempietto si avvicina all’essenza dell’architettura antica più di qualsiasi altro edificio del 400; Bramante ha largamente superato i compromessi tra l’architettura cristiana medioevale e le forme dell’antico emesse nel XIV secolo. Questo linguaggio classico del suo periodo più tardo fu il risultato di un confronto consapevole con l’architettura romana antica (ciò non significa che ha del tutto rimosso le sue radici lombarde, in particolare per quanto riguarda l’illusionistica). Dal punto di vista dell'utilizzo dell'ordine Donato Bramante sceglie in questo caso l'ordine dorico perché chiaramente è un ordine maschile, in particolare per la prima volta nel Rinascimento l’architetto utilizza una trabeazione a metope (con simboli della passione di Cristo che tornano ciclicamente) e triglifi (applicati in maniera corretta seguendo le regole canoniche dell'ordine antico, nel cortile del belvedere lo utilizzerà una seconda volta); mentre il riferimento ad una numerologia divina è molto evidente all'interno di questo edificio nel senso che il numero otto i suoi multipli o sottomultipli regolano l'intera progettazione architettonica. Il tempio poggia su di un podio rispetto alla linea di terra, è caratterizzato da una cella circolare e da un portico circolare anch'esso di colonne doriche con trabeazione dorica; le dimensioni sono molto contenute e per quanto riguarda l'adozione dell'ordine alle caratteristiche dell'architettura antica Donato Bramante cerca assolutamente di essere coerente, ossia si assiste sia per quanto riguarda l'esterno che per quanto riguarda l'interno alla realizzazione di lesene (all’interno) e nicchie alternate a lesene (all’esterno) come proiezione delle colonne (chiaramente attraverso una forma di tipo proporzionale) seguono la raggiera (nel senso che sono progressivamente rastremate), cosa che non gli impedisce di aprire anche alcune finestre le cui cornici vanno ad appoggiarsi sulle lesene. 
Anche all’interno adotta la trabeazione a triglifi su cui si imposta il tamburo che regge la cupola (semisferica perfetta) con una lanterna molto alta, anche in questo caso (oltre che nel disegno generale) Bramante segue gli antichi per la forma della cupola e per il fatto che è costruita con il conglomerato cementizio; ma mentre nell’antichità la cupola poggiava direttamente sull’ordine maggiore, qui Bramante inserisce un tamburo (che ha un’altezza simile al raggio della semisfera), per quanto riguarda la sua decorazione, l’architetto decide di non adottare l'ordine architettonico ma si limita a segnarlo, come ideale proiezione della lesena, si limita ad individuare delle cornici architettoniche tra cui vengono inserite nelle nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari. Nell'antichità c'erano stati vari esempi di pseudo ordini che andavano ad individuare le zone più alte degli edifici, in questo caso Bramante decide che non è necessario ed anzi si inventa la balaustra come alternativa a quell'attico che abbiamo visto nel caso di Firenze a Santa Maria Novella o che nell'antichità esisteva nel Pantheon. In pratica Bramante per fare in modo che la non presenza di un ordine superiore rispetto ad un ordine architettonico definito sottostante fosse evidente posizione la balaustra, in uno spazio che in realtà non è praticabile, come elemento di separazione che consente la coesistenza dei due livelli.
Nonostante le sue dichiarazioni dell'antico questa architettura sarà prototipo di tutte l'architettura a pianta centrale che da questo momento in poi verranno realizzate a Roma, anzi verrà considerata come una delle architetture rinascimentali che meglio soddisfano lo spirito dell'architettura classica.
Un’elemento di rottura con la tradizione quattrocentesca è il fatto che il visitatore, una volta che si trova all’interno della cella, stenta a credere che il fine reale dell’architettura sia quella di creare uno spazio; infatti gran parte della superficie è occupata dall’altare e dai suoi gradini, tanto che lo spazio per i fedeli è molto limitato (il diametro interno è di circa 4,5 metri). Questo ci fa capire che il vero tema dell’edificio è l’esterno (si tratta di un monumento nel senso tradizionale del termine)

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