L’ospedale degli innocenti

È una architettura realizzata da Filippo Brunelleschi tra il 1418 ed il 1419, fu realizzato dall’arte della seta e non era altro che un orfanotrofio, costruito in prossimità della chiesa della Santissima Annunziata su un terreno che apparteneva ai frati dei Serviti. La piazza dove si trova la chiesa è coperta per tre lati da logge, la prima in ordine di costruzione fu appunto quella di Filippo Brunelleschi, gli altri (quello della loggia dei serviti e quello della santissima annunziata) furono costruiti in epoche successive (la seconda loggia, quella dei Servi di Maria, fu costruita di fronte a quella di Brunelleschi nel 1512 da Antonio da Sangallo il Vecchio e Baccio d’Agnolo; il terzo loggiato invece fu completato nel 1601) per dare alla piazza un ambito architettonico concluso.
In generale tutte le architetture di Filippo Brunelleschi denunciano sempre la sua struttura architettonica (la sua struttura statica), per cui ci sarà sempre una differenziazione degli elementi portanti (contraddistinti in pietra serena), dagli elementi di tamponamento (che sono sempre bianchi). Già nell’ospedale degli innocenti si vede chiaramente questa intenzione da parte di Brunelleschi di rendere scheletrica la sua architettura; tuttavia quella che possiamo a vedere a Firenze è soltanto una ricostruzione ottocentesca, infatti la maggior parte delle sue opere subirono delle alterazioni che hanno compromesso in maniera sostanziale quella che era l’idea spaziale ed architettonica di Filippo Brunelleschi. Innanzitutto il progetto si rifaceva a quella che era l’architettura tipica di un monastero, ovvero un cortile centrale e un loggiato tutto attorno con la presenza di vari ambienti che permettevano la divisione in una zona riservata ai bambini ed una riservata elle bambine. Tuttavia originariamente non era presente la scala di accesso (costruita intorno al 1430 da Berbardo Rossellino), il progetto originale prevedeva due corpi di testata da cui si entrava e attraverso due scale laterali interne si arrivava al primo piano di calpestio, costituito da un grande portico di nove campate quadrangole di cui abbiamo accennato; la parte centrale che raccoglie le prime cinque campate (quella centrale più le due laterali) corrisponde all'ampiezza del cortile interno (?). Questioni economiche però inducono Filippo a lasciare il cantiere, intervenne quindi un tale della Luna, il quale interviene in maniera molto significativa sul progetto di Brunelleschi stravolgendolo, in quanto viene aggiunta tutta una nuova ala che andava oltre le 9 campate. L’unica cosa che sicuramente resiste è la concezione di campata; da notare il fatto che dalla parte del muro non è stata inserita una colonna per concludere la campata, bensì dei peducci (ovvero una sorta di capitello che esce dal muro, sotto il quale non è presente la colonna o lesena o parasta), che hanno solo una funzione decorativa per concludere visivamente la campata a vela (alcuni penano che prima fosse a botte).

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